Dal 2026 pignoramenti sullo stipendio per i dipendenti pubblici con debiti fiscali: chi è coinvolto e in che misura
- oraziol59
- 9 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, il Governo italiano introdurrà nuove misure finalizzate a un recupero più efficace dei crediti fiscali da parte dello Stato. In particolare, i dipendenti pubblici con retribuzioni superiori a 2.500 euro mensili e debiti tributari che eccedono i 5.000 euro saranno soggetti a trattenute dirette in busta paga.
Questa misura rientra in un piano più ampio volto a rafforzare la giustizia fiscale e garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche in un contesto economico e sociale complesso. Le trattenute riguarderanno non solo lo stipendio ordinario ma anche indennità accessorie e somme dovute per cessazione del rapporto di lavoro.
In base all’articolo 1, commi 84 e 85 della nuova legge, chi supera le soglie stabilite potrà subire il blocco di importi dovuti a vario titolo per lavoro dipendente. Tuttavia, restano valide le attuali normative in materia di pignoramento di stipendi e pensioni, applicabili secondo i casi specifici.
Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre 250.000 dipendenti pubblici si trovano già in condizioni che potrebbero rientrare nei criteri previsti dalla norma. Di questi, circa 30.000 percepiscono stipendi medi superiori a 3.500 euro, rappresentando un target prioritario per le nuove disposizioni.
L’Agenzia delle Entrate - Riscossione potrà procedere direttamente alla trattenuta di un settimo della retribuzione mensile per i redditi superiori a 2.500 euro, fino a estinzione del debito. Per le somme occasionali, come le tredicesime, sarà applicato un prelievo del 10%. Ad esempio, chi guadagna 3.500 euro potrebbe vedersi detratte circa 500 euro al mese, mentre per chi supera i 2.500 euro solo con la mensilità aggiuntiva, la trattenuta sarà intorno ai 150 euro.
Va segnalato che l’entrata in vigore delle nuove regole è prevista dal 1° gennaio 2026, offrendo così ai soggetti interessati tempo per mettersi in regola con il Fisco o presentare ricorsi in caso di errori. Inoltre, il termine per saldare le cartelle esattoriali è stato prolungato da 30 a 60 giorni, fornendo una finestra temporale più ampia per adempiere agli obblighi.
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